mercoledì 4 aprile 2012

Infondatezza o insussistenza?

Finalmente è stato partorito il testo del disegno di legge con cui il governo Monti-Fornero si propone di riformare il cosiddetto mercato del lavoro.
Se i tempi più lunghi della gestazione (e pensiamo all’improvvido decreto sulle pensioni che, venuto alla luce in tutta fretta con contorno di finte lacrime, ha lasciato per  terra trecentomila esodati)-sembrano garantire maggior ponderatezza, dal duetto in conferenza stampa emerge ancora una volta l’attitudine professorale del presidente del consiglio alla correzione. Questa volta  è intervenuto a supporto della ministra con una precisazione che ha il sapore di un retropensiero  piuttosto sospetto.
Giunta al punto esiziale che riguardava il compromesso politico sulla flessibilità in uscita, la Fornero ha cominciato a balbettare snocciolando lapsus su lapsus, fino ad imporre l’intervento rettificatore di Monti.
Ma il lapsus più eclatante, sfuggito ai commentatori  forse perché considerato mera questione nominalistica, è stato quello in cui ha parlato di infondatezza della motivazione economica quale condizione che, accertata dal giudice, può dar luogo alla reintegra del lavoratore sul posto.
Il presidente Monti è prontamente intervenuto a correggere il termine manifesta  infondatezza con manifesta insussistenza.
Cosa si nasconde dietro la questione apparentemente nominalistica?
C’è da dire che nel  resto dell’esposizione la ministra ha usato ripetutamente il termine insussistenza, ma in riferimento al caso del licenziamento economico ha parlato inizialmente d’infondatezza.
Secondo il nostro modesto parere l’infondatezza accertata dal giudice si basa sull’analisi delle motivazioni economiche fornite dal datore di lavoro, perché sono queste che fondano la motivazione.
Come dire che l’onere della dimostrazione spetta in primis al datore di lavoro.
La manifesta insussistenza invece è qualcosa che si riferisce al sussistere delle motivazioni economiche sostenute dal datore di lavoro, e in questo caso l’onere della dimostrazione dell’insussistenza ricade tutto sulle spalle del lavoratore.
La differenza non mi sembra di poco conto, poiché la partita si gioca tutta su posizioni di vantaggio o di equilibrio tra le parti. Con questa decisione tutta la maggior forza della parte padronale resta intatta nella contesa giuridica. Come farà il lavoratore ingiustamente licenziato a dimostrare l’insussistenza delle motivazioni economiche non avendo, come facilmente immaginabile, possibilità di accedere alle informazioni economiche (bilancio, utili, perdite) del datore di lavoro?
Cosa che spero resti in capo alle facoltà del giudice, il quale però non è pensabile sia obbligato a una due diligence per accertare l’insussistenza delle motivazioni di un licenziamento individuale.

P.S. alla sinistra e al PD: prima di esultare verificare la fondatezza di questa, forse malevola, interpretazione.

Post post scriptum: dopo una prima lettura e scrematura del testo dal giuridichese forneriano, confermo la mia complessiva impressione negativa; la questione è trattata nell'articolo 14 del DDL, a pagina 20 e 21 del PDF che gira in rete.
Dopo un primo comma numerato segue il lungo articolo di modifica del famigerato 18, suddiviso in commi (non numerati in calce ma richiamati con numerazione...forse per rendere più ardua la lettura).
Semplificando occorre prestare attenzione al comma 4 ("Il giudice, nelle ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi...") che prevede la reintegra, e al comma 5 ( "Il giudice, nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi...") dove è previsto il solo risarcimento.
Bene, nel successivo comma 7 è inserito lo specifico riferimento all'INSUSSISTENZA:
"Può altresì applicare la predetta disciplina [rif. comma 4, nota mia] nell’ipotesi in cui accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo".
Oltre all'uso del servile PUO', che rimanda alla discrezionalità del giudice, nessun riferimento utile per capire a chi spetti l'onere della prova, malgrado quanto affermato stasera da Mentana su LA7.

martedì 27 gennaio 2009

http://digilander.libero.it/marconimartina - il lungo filo della memoria


Avrebbe compiuto sette anni tra qualche giorno. In quella data, probabilmente, o nei giorni immediatamente successivi, avrebbe raggiunto i 100 mila accessi unici.

Sto parlando del sito della mia ex scuola elementare, che da oggi, su richiesta del Dirigente Scolastico, ho dovuto chiudere.

In sette anni si fanno tante cose. Ad esempio si fa un bambino e lo si cresce fino alle soglie della scuola primaria. Quella scuola primaria a cui sono stato fortemente legato e a cui, non mi vergogno a dirlo, ho dedicato buoni 10 anni, i migliori, della mia esistenza.

Il sito ha marcato giorno per giorno, anno per anno, dal 30 Gennaio 2002, il mio percorso professionale e non solo.

Circa 200 pagine, più tutte quelle linkate che non entravano nello spazio concesso da Libero e che ho posizionato in altri spazi acquisiti appositamente, dai nickname strani, pinosol, ivancam...

Archivi didattici e raccolta di esperienze vissute in 7 anni scolastici.

E poi, quella bandiera della pace, che sventola sulla scuola dai tempi della guerra all'Iraq.

Che dire?

Difficile spiegare a chi vive su un altro pianeta:

-che un sito è la memoria storica della scuola, dei suoi insegnanti, dei suoi alunni;

-che di solito un vecchio sito non si rimuove, ma che inizialmente si reindirizzano gli utenti e poi si lascia il collegamento al vecchio sito in home page;

-che in sette anni si nasce, si muore, si sviluppano affetti si creano e si rompono legami...

Penso a quante persone non avrei conosciuto: Pino Nettis, Maria Leogrande, Domenico Filippini, Pia Avolio de Martino e tanti tanti amici e alunni che sono transitati di lì...

Penso ai materiali accumulati, alle pagine e ai lavori messi in rete con Pina, Angela, Eleonora, Anna, Teresa, Norma, Mimma e chissà quante altre ne sto dimenticando...

Ed è significativo che tutto questo accada nella giornata della memoria...


Comunque voglio cercare il buono in questo momento. L'occasione per rilanciare questo spazio.

Il materiale mio e dei miei alunni non verrà rimosso, ma spostato su  reteuropaistruzione. Partendo da questi lavori dei miei ex alunni di quinta, che ora fanno la prima superiore (3 o 4 nella mia nuova scuola)

http://www.reteuropaistruzione.net/lavori_g_h.htm

Poi la pagina dei giochini in flash

http://www.reteuropaistruzione.net/pagina_giochi.htm

La pagina che linka i blog didattici, utile per la navigazione

http://www.reteuropaistruzione.net/blog_page.htm

La pagina alfabetizzazione, superlinkata in rete, ormai persa nell'iperspazio

http://www.reteuropaistruzione.net/alfabetizzazione.htm

Altri lavori prossimamente, lungo il filo della memoria..


giovedì 9 ottobre 2008

La rivista professionale

Ecco la copertina della rivista professionale più gettonata dalla destra al potere.

La rivista a cui il ministro ha inviato, giorni fa e in via del tutto riservata e personale, una lettera aperta con tante belle promesse per i docenti italiani.

E loro ci hanno fatto la copertina del mese di Ottobre.

Il titolo, ognuno lo può constatare, è lo specchio più fedele di quanto sta succedendo sulla pelle degli insegnanti





Peccato che il ministro Brunetta dichiari al contempo che i 1300 euro al mese guadagnati mediamente da un docente italiano siano uno stipendio fin troppo elevato. Il nostro disprezzo per questi signori non ha limiti...


Cronache dal mondo civile

Montecitorio, martedì 7 Ottobre, dibattito prima del voto di fiducia alla Camera sul decreto Gelmini

Zeller, parlando a nome delle Minoranze linguistiche, ha annunciato che «la provincia autonoma di Bolzano non intende adeguarsi alla norma che ripristina il maestro unico: provvederemo a mantenere l'attuale assetto delle scuole primarie con un'apposita legge provinciale»"


Così si faaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

lunedì 6 ottobre 2008

Una prece

Nel giorno dell'ennesimo tracollo borsistico mondiale, che ha fatto dire anche al papa quelle parole semplici e vere, ma mai facili da pronunciare e soprattutto da pensare (tant'è che sono già sparite dal sito del Corriere della Sera e neppure io me le ricordo troppo bene...)sul denaro


I soldi sono niente, è solida sola la parola di Dio


UNA PRECE

(si lo so che si dice ai defunti ma in attesa del voto di fiducia di domani sera...)



 

martedì 5 agosto 2008

Ascesa alla vetta del Gran Pilastro

      E così anche queste vacanze in Alto Adige se ne sono andate.

Sono rientrato alla base ieri pomeriggio, dopo aver concluso in bellezza, con l'esperienza del pernottamento al rifugio e dell'ascesa verso la cima.

Esperienza inusuale per noi del sud eppure tanto praticata dagli amici altoatesini e dai vicini austriaci, che sabato sera affollavano le cuccette del rifugio Gran Pilastro, a quota 2710; una serata deliziosa e dalla temperatura gradevole, che purtroppo non abbiamo potuto godere in pieno per via dei ferrei regolamenti del rifugio, con ritirata obbligatoria a partire dalle ore 22.00.

     Eravamo partiti da Riobianco verso le 8 e mezza e alle 10 avevamo raggiunto la bella cittadina di Vipiteno, ai confini con l'Austria, dove era fissato l'appuntamento con il professor Domenico Filippini, la nostra ormai abituale guida alpina!

Per l'occasione c'era con lui anche l'amico Luigi, direttore della Casa di Riposo di Pralboino. Insieme a loro abbiamo risalito la val di Vizze e, dopo aver lasciato le auto a quota 1700, in tre ore di cammino abbiamo raggiunto il bel rifugio Hochfeilerhuette.






Vipiteno









A cena abbiamo potuto apprezzare, oltre alle abbondanti portate, anche la giovialità di altoatesini e austriaci, stimolata dalla birra che scorreva a fiumi...






Quella che vedete è la milanese servita a Domenico, il quale la scruta un po'...perplesso?




La mattina successiva sveglia alle 6 e mezza, colazione veloce a base di caffelatte, pane burro e marmellata e poi alle sette e un quarto partenza verso la vetta. Percorso di 800 metri di dislivello. Tempo buono e durata prevista, per la sola ascesa, di circa 2 ore e 15 minuti. Partono convinti in tre: Luigi, Domenico e Ivan. Io  un po' titubante li seguo a distanza, mentre Mariada preferisce un percorso alternativo verso il ghiacciaio.

La montagna è letteralmente tappezzata di stelle alpine!






Dopo un breve tratto di ferrata, dove ci aiutiamo con fune fissa, scalette e...braccia, il percorso si fa erto risalendo la dorsale della grande montagna con ripide serpentine. Man mano che si sale il paesaggio si fa più aspro e il colpo d'occhio decisamente più aereo. Tutte le Alpi Aurine scorrono sotto di noi.





Dopo quasi due ore di duro cammino, arrivato a quota 3350, all'inizio della crestina finale, il punto più critico di tutto il percorso, decido di fermarmi. Ma i tre proseguono, sono già avanti insieme al folto gruppo di escursionisti che affollano le pendici sommitali. A sinistra si apre un impressionante baratro sul ghiacciaio del versante settentrionale, in territorio austriaco, verso la cima di Hochferner.









Questi alcuni fotogrammi di quella mattina, sono le 9 e trenta e la cima si presenta a tratti avvolta dalle nubi, in altri momenti limpida e affollata. Ma sicuramente più emozionanti sono le immagini e le riprese girate da Ivan e Luigi, arrivati in vetta, col professor Domenico che lascia a loro l'onore degli ultimi, difficili, 50 metri.







La relazione del professor Domenico è pubblicata sul suo sito all'indirizzo

http://www.lemontagnedidome.com/granpilastro.htm

giovedì 31 luglio 2008

Escursione al rifugio Giogo Lungo

Ieri finalmente una intera bella giornata estiva, la prima da quando siamo in Alto Adige, con tanto sole e senza pioggia. Ne abbiamo approfittato per una lunga ma spettacolare escursione tra la valle Rossa e la valle del Vento. Il rifugio era posto a metà dell'itinerario ad anello, a quota 2602, ai piedi dell'imponente parete ghiacciata del Pizzo Rosso (mt. 3463)








Dal giogo la vista spazia a 360 gradi sulle vette della valle Aurina, tra cui la Vetta d'Italia e il Picco dei Tre signori








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